Un giorno te lo dirò.

[Scritto il 20 Settembre 2015]

Elisa Giani l’ho conosciuta come blogger, ma ne ho colto in primis l’essenza di donna e mamma, una mamma giovane e bella che cresce una figlia dandole il massimo che può pur essendo separata dal suo papà.

Ha scritto questa lettera al suo compagno attuale/futuro che mi è piaciuta, nei modi, nella semplicità degli intenti, per la chiarezza, per la consapevolezza che avere limiti non è una stranezza, è normalità. E che amare vuol dire accettare e accettarsi.

Accogliersi quando serve e senza esagerazioni e manie di persecuzione.

Me la ricopio qui, perchè mi piace e ha un senso importante.

“Voglio che tu esca con i tuoi amici; ma voglio anche potermi addormentare sul divano mentre ti aspetto e tu che mi mandi un messaggio che tanto sai che leggerò solo la mattina dopo, sorridendo, mentre riscaldo il latte a mia figlia. E poi vorrei che tu continuassi a sparare cretinate con i tuoi compagni di vita, che conosci da sempre da prima di me.

Voglio che appena sveglio tu capisca che io non posso parlare con nessuno. Perché quel poco che riuscirò a proferire sarà Margheritatipregosbrigati e nulla più. Però voglio anche che tu sappia che alla prima domenica di pioggia io mi sveglierò prima di tutti voi, prima del mondo, e proverò a cucinare dei pancake insapore, ma pieni d’orgoglio.

Non voglio che mi racconti di tutte le ragazze che ti guarderanno quando non esci con me. Potrei impazzire di gelosia. Soprattutto non voglio che tu lo faccia di mattina. Ma neanche quando sai che io preparerò pancake, perché sai che potrei tirarteli dietro. Probabilmente metterei il muso. E addio domenica. Che già non la sopportiamo la domenica, se poi tu fai il figo raccontandomi i fasti della sera prima, allora amore mio, tu sì che sei scemo forte.

Voglio fare l’amore con te sempre. Perché mi piaci da morire e amo il tuo corpo.

Però dammi la mano se te la sfioro. E poi non chiamarmi amore in mezzo alla gente, ma guardami quando saremo seduti lontani in mezzo ad una tavolata, guardami, perché io mi girerò. Come hai fatto, come abbiamo fatto.

Voglio continuare a ubriacarmi con te. Ma voglio anche pagare le bollette, guardare una mostra, chiedere un mutuo in banca e fare un corso di cucina per pancake non più insapore.

Non voglio avere paura di te. Voglio sentirmi insicura e fragile e con te forte. Ma sempre con la pace nel cuore. Perché forse con quella, quando un giorno non ci sopporteremo più, forse solo con quella pace che tu solo riesci a regalarmi, allora tutto andrà bene.

Voglio vederti fantasticare, ridere, sperare, con me e senza di me. Ma non azzardarti a dirmi “dai, partiamo ora”, perché sai che a me mi parte un embolo se non calendarizzo tutto almeno con un anticipo di tre settimane. Se volessi partire da solo, fallo, assolutamente, ma chiamami appena arrivi e tutte le volte che puoi, rendimi un po’ partecipe, perché questa cosa che noi donne siamo forti e sappiamo gestire la lontananza dall’uomo che amiamo è una grande stronzata. In più mettici che io sono pure madre, la maglia della salute puoi anche non portarla, ma insomma, almeno chiama!

Voglio che tu possa trovare il tuo modo per dirmi ti amo. Magari non sarà uguale al mio. Ma poco importa. La cosa importante è che tu lo dica, anche senza parole. La cosa importante è trovare il tempo e il modo per farlo. Io mi sentirò bellissima anche quando mi chiamerai per cognome.

Voglio dei progetti con te. Voglio farlo con i tuoi tempi più i miei tempi. Voglio sognare una casa e poi andarci a vivere un domani. Voglio la cucina a vista e una stanza per i computer. La televisione e internet ovunque. Voglio poche pentole e tanti libri, le foto appese e tanti quadri fatti da noi. Una camera per noi, con un letto per noi che se poi litighiamo al massimo ti addormenti sul divano. Ma scordati stanze separate.

La sera io ti voglio accanto perché a novembre ci sono i temporali e io struggo dagli spaventi. Al massimo ci prendiamo un letto a tre piazze, ma le lenzuola le paghi tu.

Lo voglio perché se ti amo è inevitabile volerlo.

Voglio essere la persona che guardi anche di sfuggita, a cui pensi di più per il regalo di Natale, che ti viene in mente quando senti quella canzone lì, la tua più grande rotture di palle, il tuo stimolo. Quella che ha la voce troppo alta e che ti da fastidio al naso. La persona che ti chiede aiuto. Voglio essere libera di chiederti aiuto pure quando stai lavorando. E viceversa. Voglio diventare brutta e vecchia con te e finalmente un giorno ballare un liscio. Voglio vederti borbottare. Voglio che tu mi veda calendarizzare.

Non voglio essere single. Se l’avessi voluto non avrei investito la mia vita per te. Con te.

Un giorno te lo dirò.”

 

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