Polvere

Tu inventi per me cose che non sono mai esistite prima.

Tipo il rumore del battito d’ali di una farfalla tutte le volte che le tue ciglia sfiorano la mia pelle mentre mi baci il collo.

O il colore invisibile della china in cui, sono certa, intingi le tue dita quando mi accarezzi con i polpastrelli le braccia, le spalle, la schiena, le gambe, lasciando le scie indelebili del tuo passaggio sul mio corpo, come fossero tatuaggi astratti, segni di un qualche antico rito ancestrale, che solo io poi posso rivedere.

E rivedendo ricordare come con lo sguardo segui le tue dita percorrermi, osservi ogni mio centimetro, e infine inciampi e caschi con i tuoi occhi nei miei.

L’hai mai vista la polvere fluttuare nell’aria?

Sta mattina, quando mi sono svegliata, un raggio di sole si è infilato prepotente nella tapparella e ha puntato al mio viso.

In quel fascio di luce c’erano mille piccoli pulviscoli brillanti che danzavano lenti, in sospensione, su una melodia muta, ma scommetterei che fosse jazz.

Così è il mio cuore quando ti incontra: infiniti frammenti sospinti da un delicato spostamento di aria intriso di serenità, una silenziosa esplosione di gioia che solleva mille piccole parti di me volteggianti nello spazio, invadendo ogni luogo, dentro e attorno a me.

È per questo che penso a te la mattina, non appena mi sveglio.

Perché il pensiero di te, sapere che tu esisti, mi regala la speranza di essere ancora in tempo per vivere una vita di bellezza.

Si potrebbe chiamare tutto questo felicità. Io gli ho dato il tuo nome.

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