Dietro la porta

Le mattine in cui mi risveglio bene sono quelle in cui nel mio letto il primo profumo che sento è il tuo. Quello che hai lasciato sul cuscino, tra le lenzuola dove ad un certo punto ci siamo arresi, si, ma solo alla stanchezza, e per lo scherzo di una dinamica imprevedibile, eri tu tra le mie braccia, e non io nelle tue come di solito accade, a godere del riposo dei giusti nel giusto tepore, a contatto con la pelle rilassata e morbida di un petto in cui ancora batte tumultuoso un cuore che ha subito il ritmo incalzante di una danza tribale incontrollata, gli sguardi di due occhi che puntavano diritti al rosso profondo di quel cuore, che si faceva sempre più intenso nutrito dalla passione crescente. Così, senza filtri, senza bisogno di spessori a proteggere.
E ti ho abbracciato e stretto, ti ho sussurrato la parola che mi dici sempre tu per farmi rilassare, una parola che non dirai solo a me, la ripeterai mille volte al giorno a chissà quante persone per via del tuo lavoro, e tuttavia mi è sembrato così intimo impossessarmi di un tuo gergo, esprimere parlando la prova di una contaminazione, di un confluire che finisce spontaneamente nel linguaggio dei momenti più importanti, addirittura.
E poi ti ho fatto ridere, abbiamo riso insieme, che è un’altra delle cose che mi piace fare quando sono con te. Quanto mi fa godere vedere spuntare una risata sul tuo viso per qualcosa che dico e faccio, quanto è vera quella minuscola felicità che ti provoco e condividiamo, sempre intimamente, al riparo da tutti…
L’intimità di cui è stato testimone solo il letto, dove mentre ti coccolavo ti sei alzato e sei andato via.
Chissà, forse ho urtato la tua mascolinità con quelle carezze, o forse era sbilanciarsi su una dimensione sentimentale che poi diventa troppo, ti ho messo in imbarazzo.
Ma tanto comunque saresti dovuto andar via, è nelle regole del gioco, ed è giusto che sia così, che quando vuoi tu sia libero di andare.
È fondamentale che tu sappia sempre da dove puoi uscire quando sei con me.
È importante che tu sappia dove è la porta di casa mia. Perché tu possa poi sentirti libero di rientrarci e ritrovarla facilmente appena vorrai.
È importante che tu capisca che aprirla e chiuderla non è lavoro della maniglia.
Non ha mai mandate a bloccarla e dietro ci sono e ci sarò sempre io.

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