Santa Pazienza

Ci sono letti destinati a rimanere vuoti, perché l’amore di cui andrebbero riempiti specialmente nelle mattine uggiose come questa, si consuma altrove dove non c’è tempo se non quello per amarsi il più intensamente possibile.

Sono i letti dove si sospira e si immagina un futuro prossimo da vivere appena si può, che arriva e immediatamente si consuma, si brucia mentre si realizza e alimenta la voglia famelica del prossimo incontro.

Sono letti dove si impara la pazienza. Si tiene a bada il bruciore dell’attesa mentre si ci ricorda il sapore amaro del fatto che pazientare non significa necessariamente ottenere, ma è il solo mezzo per pacificarsi con la realtà.

Sono letti dove la pazienza insegna. A richiamare i pensieri felici collezionati nei momenti di estasi, i ricordi sapientemente trattenuti in attimi di strafottente felicità.

Quando avrei voluto guardarti e, invece, ho chiuso gli occhi per fissare e custodire in un posto segreto della mia testa, a cui nessuno mai potrà accedere, la sensazione di piacere profondo che l’averti accanto fa affiorare in una zona non ben definita del mio addome, sotto la scia soffusa delle lentiggini che dal centro del mio petto arrivano all’ombelico, dove tu mi solletichi quando, con la delicatezza che tu solo sai, mi assaggi.

E in quei momenti io vorrei che in bocca ti restasse il sapore del tuo piatto preferito, che io fossi il tuo piatto preferito. Vorrei essere per te la fame e la sete, e il cibo che ti sazia e all’alcool che ti disseta e ti inebria.

E’ il letto in cui regna una pacifica solitudine, dove ti rievoco e tu arrivi anche se non ci sei.

Arrivi insieme alla potenza della libertà di sceglierci ogni volta che ci siamo concessi, svincolati da ogni logica solita e dalla necessità della fisicità.

Arrivi insieme alla dolcezza della passione in cui ci ritroviamo sempre, insieme alla forza degli abbracci densi in cui mi assorbi.

E lo sai quando mi stringi tu cosa mi manca?

Niente.

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