Flanella Revolution

Questo Natale mi sono fatta regalare un pigiama di flanella. Erano anni che non ne sentivo il bisogno, tutt’altro, casa mia sembra una capanna hawaiana, calda che persino i semi di avocado immersi nell’acqua di un piccolo barattolo di vetro sono diventate alberelli verdi e rigogliosi.

Ho persino pensato fosse un problema di età che avanza, che il freddo è un po’ un segnale che il corpo ti manda per dirti che da solo non-je-la-fa-più a mantenere il giusto equilibrio tra temperatura effettiva e temperatura percepita.
Effettivamente la percezione di ogni cosa è cambiata, mi è parso ad un certo punto addirittura di essere diventata brava a stare dietro a tutti, avevo percepito miglioramenti in ogni cosa.
Ma la verità è che questo è stato un anno di batoste inattese, da più fonti e in più punti, di dolori che sono solo peggiorati e di stanchezza accumulata che ad un certo punto non ha trovato più spazio dove ammucchiarsi ed è esplosa.
L’anno di troppi messaggi dati per scontati, delle spiegazioni che si sono stringate, delle comunicazioni poco sentite, siglate.
Non che sia sempre dovuto argomentare, spiegare, descrivere ed accertarsi che ci si sia capiti.
Ma quanto era bello quando lo si faceva, quando arrivava il momento di raccontare quello che si sentiva, di entrare nei particolari, di svelare pensieri intimamente custoditi per tutto il tempo della loro giusta maturazione e, ancora prima, di immaginarsi le reazioni di chi ci avrebbe ascoltati.
I messaggi di Natale più belli che io abbia mai ricevuto, per esempio, sono stati sempre quelli che ti devi fermare un attimo a leggerli in solitudine, perché dietro le parole si sente una ricerca, e lì ci puoi trovare le persone, le loro intenzioni, la loro volontà di farti arrivare affetto, dedizione, vicinanza. Calore.
Ogni parola identifica un piccolo aspetto di quello che siamo, è una traccia del nostro vissuto, sintetizza il significato che diamo ai nostri valori, a ciò che abbiamo imparato dalle esperienze della nostra vita o da quelle condivise con l’altro a cui scriviamo e che, proprio tramite le parole, proviamo a trasmettere sotto forma di un piccolo dono prezioso, il tentativo di consegnare a chi riceve il nostro pensiero un valore in più.
E se le parole sono importanti, lo è anche e a maggior ragione l’attenzione che gli va dedicata, quel minimo di riguardo da riconoscere a chi ce le ha riservate, la buona educazione dell’ascolto.
E’ nelle frasi pensate, nelle dediche ragionate che c’è lo sforzo di mettersi in relazione con l’altro, c’è il tentativo di rendersi trasparenti, di dare chiarezza ad un pensiero, alle considerazioni taciute per mancanza di occasioni o insufficienza di forza di volontà, e regalare così un frammento di noi, offrirlo alla persona a cui lo stiamo proponendo.
C’è energia impiegata a creare ed energia impiegata a comprendere e ad accogliere.
E l’energia è calore.
Quest’anno l’augurio più bello che ho ricevuto diceva tante cose in poche intense frasi.

…Sai cosa ti ho detto sempre della tua vita e in questa situazione sicuramente dolorosa c’è un’opportunità. Per te. Ma d’altronde…quali insegnamenti, quali rivoluzioni importanti passano per aspetti non dolorosi? Ti auguro di capire l’opportunità, quella tua di operare una rivoluzione copernicana. E capire che non è il sole che gira intorno alla terra, ma viceversa

Io l’ho letto e ho di primo impatto subìto il ritorno di tutta la brutalità della parola “dolore”, che però ha rapidamente assunto un valore positivo, perché è stata impiegata per descrivere la via per il miglioramento. E a seguire c’è stata tutta la positività che scoppietta nell’accento e nelle doppie della parola “opportunità”, un suono che si è anche mescolato sinergicamente con l’idea della “rivoluzione” e si è intrecciato senza pensarci troppo con la dinamicità del movimento, dello “girare”.
Per non parlare della prospettiva disegnata da quel “capire”, posato lì a ricordare la bellezza dell’aprirsi una visione nuova per prendere – o riprendere – la posizione di una punto di riferimento, e farsi centro invece che satellite. Se non per tutti, almeno per chi conta.
Mi è sembrato un incoraggiamento sincero per un’impresa che a prima vista si presenta come oggettivamente irrealizzabile. Per svariate ragioni, prima tra le tante che non è tra le mie priorità essere il centro di qualcuno, a me piace la reciprocità e i movimenti coordinati e armonici ma fatti insieme.
A me piace la costruzione sinergica, anche nella difficoltà, nel superamento degli ostacoli, nella gestione delle criticità. La ricerca condivisa delle soluzioni che è, già di suo ed indipendentemente dai risultati raggiunti, crescita.
Dunque il senso che mi è venuto spontaneo dare a questo augurio è quello che si realizzi il paradosso della riconquista, che puoi ottenere solo se prima hai perso, così come il calore puoi risentirlo solo se hai sentito il freddo. E la coperta devi trovartela tu.
La solita vecchia verità che, come sempre, mentre parli del problema stai già raccontando la soluzione, si tratta solo di volerla vedere, comprendere e, cosa più complicata, accettarla.
Questo messaggio è stato una spinta, un invito a darsi forza, a ricordarmi che alla fine, anche quando non pensavo di riuscirci, ce l’ho sempre fatta. Con i miei tempi, certo, ma senza cedere al peso delle apparenze e delle prospettive.
Mi dicono che sono donna di ottime intuizioni, ci credo fino ad un certo punto, ma è assolutamente vero che in tante occasioni il mio sesto senso e le giuste persone accanto sono state la base portante sui cui ho innalzato solide mura di soluzioni.
Mia madre questa mattina, mi ha detto una cosa che non mi dimenticherò. In un periodo un pò complesso della mia maternità, mi ha detto che lei lo sa e lo vede che è per me un periodo di sforzo disumano, che però devo essere indistruttibile e instancabile, e tenere gli occhi sull’obiettivo.
Le sue parole hanno dato corpo ad una situazione. Ma anche alla soluzione, che per quanto complicata da sostenere, si può raggiungere se non ti arrendi. E se c’è chi ti sostiene.
Come le mattine che non hai proprio voglia di alzarti dal letto, soprattutto se è per affrontare quelle giornate che sai bene saranno impietose e trovi le forze in un pensiero positivo, un ricordo piacevole, la probabilità di una bella sorpresa.
Quelle piccole ma fondamentali sensazioni rassicuranti che cerchi quando inizi o devi ricominciare qualcosa.
Qualche domenica fa mi sono incredibilmente svegliata tardissimo. Mi è venuto spontaneo ripensare a quando fosse stata l’ultima volta e mi è tornato in mente che non restavo così tanto a lungo a letto da quando le mie nottate erano fatte di coccole e abbracci e si dormiva al calduccio …ma decisamente poco!
Ecco, un abbraccio caldo appena ti svegli cambia la percezione di tutto.
E quando quell’abbraccio non lo trovi, diventa il tuo.
O meglio quello del tuo pigiama.
E si sa: più caldo della flanella, proprio non si può.

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