Tre Autunni

Quanto sono importanti i cicli?

Pensate a quanto ci insegnano a sperimentare e ad attraversare situazioni nuove, sentimenti ed emozioni mai vissute prima.

Pensate a quanto ci donano in termini di contenuti della nostra vita e della nostra memoria emotiva.

Pensate a come impariamo a riconoscerne la fine anche quando non è annunciata, anche quando non è voluta. A come impariamo a subirla e a soccombere alla pesantezza dell’inevitabilità della conclusione.

Oggi Anna va a discutere, con un esame orale che si prevede a livelli ansiogeni altissimi, la fine del suo ciclo scolastico alle medie. È un passaggio importante per lei, ma lo è anche per me, che in questi tre anni ho perso la mia bambina e mi sono ritrovata una piccola donna in giro per casa.

E proprio oggi Facebook mi ha risposto un ricordo, un post che scrivevo tra anni fa, quando festeggiavamo la fine delle elementari e ci preparavano con l’incoscienza che ha chi non conosce il futuro e quanto bene e male può fare, ad affrontare l’avventura delle medie.

Lo riporto qui, nel mio diario, perche voglio ricordare di quanto è stato bello entrarci insieme, di quanto è stato entusiasmante.

Dice Nicolo Fabi: “ah, si vivesse solo di inizi, di eccitazioni da prima volta, quando tutto ti sorprende e nulla ti appartiene ancora…”

E io sono molto d’accordo. Sarebbe tutto più semplice se fossimo in grado di conservarci leggeri e uniti nel trascorrere dei cicli della vita così come quando gli andiamo incontro.

Ma, come sempre lui dice, “in mezzo c’è tutto il resto. E tutto il resto è giorno dopo giorno. E giorno dopo giorno è silenziosamente costruire….” . E poi aggiunge: costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione.

Quello che forse non sappiamo fare noi, quello che non riusciamo ad accettare: il cambiamento che inficia, modifica e a volte deturpa. Ma che non si può controllare.

Però è bello sapere che c’è stato un tempo in cui ci siamo meritati la felicità, che i cicli si chiudono per darci la possibilità di aprirne altri e rirpovare la gioia del primo giorno e il respiro profondo che ci viene spontaneo fare al pensiero delle peospettive. Il carico energetico che improvvisamente aumenta, la spinta della voglia e della curiosità di andare a vedere che succederá. Nella scuola come nella vita.

Ed ecco cosa scrivevo tre anni fa:

Tra giugno e agosto tiriamo fuori l’abaco degli anni, iniziamo con anticipo per non perderci gli amici che poi partono per le vacanze, finiamo la notte di San Lorenzo per chiudere in bellezza con le stelle che ci vengono incontro.

Quest’anno iniziamo una nuova decina, lei 11 io 41, e nuovi inizi importanti, io il lavoro lei le medie.
Anno 1 di un nuovo ciclo per entrambe, prime volte che riprogrammano le nostre vite, sole a gestire ognuna il proprio cambiamento, insieme a sostenerci per affrontarli. Sempre.

È da quando ho scoperto di aspettarla che mi sono resa conto che non sarei rimasta mai più sola.

Poi che lei sia venuta fuori così simile a me è stato un dono inatteso.
A volte fa impressione veder girare per casa una versione in miniatura di me, mi mette davanti a quello che sono stata, a cosa ha dovuto subire mia madre (santa subito!) e spesso, quando discutiamo, non so se arrabbiarmi o sorridere soddisfatta e dirle: “Brava così si risponde!
Difenditi figlia mia, da tutti anche da me che ti vorrei sempre proteggere e invece devo imparare a lasciarti fare. E a lasciarti andare.”

C’è una persona accanto a me in questo periodo che mi fa notare spesso quanto io sia “maschia”.
E lui intende di indole ovviamente, ed è qualcosa di più che dire cazzuta, indica una modalità di affrontare la vita molto pragmatica, orientata ad un controllo ragionato e mai perentorio, sicuro, che sa addirittura convivere con la mia naturale femminilità.
Lui dice.

Non mi ha ancora vista amare al di sopra di ogni cosa, non sa quanto so piegarmi pur di non rinunciare ai sentimenti più veri.
Ma sa già, perché evidentemente è lampante, che non mi spezzo.

E quindi ha ragione, forse mi ero solo dimenticata di essere così e adesso che me lo ricorda in effetti lo vedo anche in lei.

Lei che qualche giorno fa mi ha detto:
”non devi stare male, perché stai male solo tu, smettila che nessuno pensa a te, solo te.

Tutto viene e va, persino io mamma non ci sarò sempre per te, anche se tu invece non mi lascerai mai.

Sii forte.”

Severa ma giusta.

E allora ti auguro di restare maschia amore mio, per proteggere il tuo essere femmina.
Che a quanto pare per difendersi dal nemico bisogna ragionare come lui.

Buon inizio del tuo anno nuovo.

E che nuovo ciclo sia. 🎈

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