Chi sono stata, chi sono…e chi sarò?

Oriana, mi hanno dato un nome importante, che porto con grande fierezza, se non altro perchè è stato scelto in barba alle tradizioni familiari che avrebbero voluto me e mia sorella con i nomi delle nonne.

Grande donna mia madre, di una grazia composta ed un eleganza semplice che le permette di ottenere le sue piccole vittorie sempre, con determinazione e classe.

Ed esattamente come lei è mia sorella, una persona solida su cui poter contare sempre, un appoggio sicuro per chiunque la incontri, capace di infondere tranquillità e con me premurosa e attenta, sempre.

Ma mia madre, non credo di averla mai vista triste, magari arrabbiata o felice, ma triste no.  E’ un sentimento che non ha mai condiviso con noi figli, forse anche per questo siamo cresciuti così sereni ma anche forse un pò impreparati ad affrontare la tristezza senza avere lei o papà accanto (anche lui, un uomo insostituibile, ma la nostra è una storia d’ammmore con 3 m troppo profonda per essere racchiusa in poche righe).

E io vorrei tanto essere come mia madre, con mia figlia e con il mondo, ma non so farlo, ho i sentimenti che mi scappano dal cuore e mi si piazzano in faccia senza permesso, creando espressioni che a volte faccio fatica a riconoscere io stessa, ma gli altri no.

Anna, per esempio, mia figlia, legge tutto sul mio viso con una chiarezza cristallina, come se fosse lei mia madre – e infatti si chiama come la  sua nonna materna, guarda un pò (anche questa una scelta lottata e una conquista sudata comunque eh… gli anni passano ma l’evoluzione umana in certi casi si ferma, ahimè!) – e di lei ha già dei momenti di saggezza che ogni volta mi stupiscono perchè non ne so comprendere l’origine, se non per una questione di magia genetica.

Ricordo quando è nata che continuavo a dire a mia madre: non sarò mai brava quanto te.

Ed infatti, avevo ragione, mi impegno tanto eh, ma ho sempre quelle quattro/cinque mila rogne di lavoro unite alla gran mole di pratiche dell’Ufficio Complicazioni Semplici che gestisco in gran segreto, che mi portano ad essere lontana da lei per gran parte della giornata, e non sempre esattamente la mamma-perfetta quando torno a casa.

Però nel frattempo, quando non sono con lei, incontro una ragguardevole quantità di persone, perchè sono una commerciale, per scelta mia – una delle tante scelte che poteva essere ponderata meglio, forse –  e quindi vado in giro a vendere spazi pubblicitari digital di vario genere a grandi e piccoli esperti della comunicazione, riportandomi a casa ogni volta sempre qualche prezioso input o, più spesso, dei grossi “mah”…ma questi sono particolari…

Combatto con i numeri adesso, ma all’inizio era una pacifica convivenza. Alle superiori ho voluto frequentare un istituto tecnico, andando contro le aspettative di tutti, perchè tutti mi vedevano una liceale da competizione, ma io volevo fare la ragioniera, volevo quadrare i conti, sposarmi e fare tanti-tanti figli, mentre incasellavo cifre, compilando libri contabili e mastrini.

Sempre più convinta di ciò che avevo deciso, ma consapevole che con il solo diploma non avrei potuto poi mantenere così tanti figli, ho frequentato Economia e Commercio in un’università lontana da casa, con spaccamenti di cuori (e non solo) ad ogni mia partenza, potendo sempre contare sulla spalla grande e forte di mio fratello, altro grande amore della mia vita.

E alla fine, a solo un mese dalla laurea, ero già in una multinazionale, a capire ben poco di quello che facevo, ma sopratutto a vivere da sola nella capitale della mia bella Italia,  pronta a costruire quella famiglia che avrei voluto.

Che è durata poco, ma finchè c’è stata ha dato tanto, come tutti gli amori che sono venuti dopo, che mi hanno resa forte di norma ma debole quando non ne posso fare a meno, libera di scegliere ogni giorno se sorridere oppure no, pindarica nei modi di affrontare la vita, curiosa,  ma sempre certa di sapermi ri-centrare su me stessa quando serve, senza avere paura della fatica che mi costa.

Perchè ci sono le volte che mi sembra che i dispetti della vita mi facciano sentire come quando manca un pezzo essenziale, il braccio forte, nel mio caso il sinistro. Ma, come sempre mi ricorda mia figlia, se si vuole si può essere capaci di tutto, anche di farsi ricrescere un braccio.

Da chi lo avrà imparato poi, boh!