Non ora.

” Mi è giunta voce che tu sia tornata libera, posso offrirti un caffè?… ”
Belle le conversazioni che iniziano così, quando più del caffè gradiresti un Vodka Sour anche alle 8 di mattina, e il concetto di singletudine ha a che fare con tutto tranne che con la libertà.

Perchè, amico mio, la voce ti è giunta male: io sono stata sempre libera, anche quando avevo un compagno che dormiva con me, cucinava con me, programmava con me.
Libera di sceglierlo ogni giorno.

Ed è quando ti tolgono questa libertà che viene meno la tua voglia di caffè offerti al mattino con sguardi languidi e sorrisi delicati.
Quindi no, non sono tornata libera semmai adesso sono schiava del dolore, della delusione, di un senso di impotenza che non so placare, di istinti repressi da logiche incerte.

Metto i tacchi per guardarle dall’alto tutte queste sensazioni, per dirgli: sono più grande di voi, vi tengo a bada.
Ma inciampo nei deliri del mio cuore, nelle illusioni che parole dette o non dette riescono creare, in nome di una giustizia che non è uguale per tutti, che è una scusa anche per chi la proclama.

Provo a concentrarmi sui fatti, su quanto io mi stia attaccando a delle parole e stia sottovalutando la realtà, facendomi forza sulla sicurezza di un sentimento che a quanto pare è solo mia.

‘Non ora… Non è il momento..’ che vanno a far crescere l’Uroboro in cui si è trasformato il mio cuore, che si nutre della sua coda, e dunque la fine è l’inizio di tutto, tutto riaccade!
E invece sono ‘Non ora…’ che inevitabilmente diventeranno ‘Mai più…’ visto che adesso lui ha scelto un’altra, le dedica le sue attenzioni, il suo tempo, e ignora me e qualsiasi cosa possa accadermi.

Ragiono sulla porticina che tiene aperta sull’app dei messaggini verdi, ma il fatto è che se gli scrivo non mi risponde.

Il fatto è che tutto questo è crudele.
E significativo.
E significa che la libertà esiste solo quando puoi goderne, che l’amore ha un senso solo quando si è in due a volerlo, e soffrire per amore è doveroso nei limiti in cui lo si faccia per ripacificarsi.
Per riprovare la gioia di asciugarsi le lacrime a vicenda e vedersi rinascere i sorrisi sul viso.

Perchè ci vuole coraggio a trovarsi e non perdersi e a raggiungere la suprema felicità della vita (e la suprema fortuna, aggiungo io), che come diceva Hugo, consiste nell’essere amati per quello che si è o, meglio, essere amati a dispetto di quello che si è.

E quindi aspettiamo che arrivi questo 25 Aprile del mio cuore per il caffè.
Al momento è ancora regime, e io non so e, sinceramente, non voglio liberarmene.

Questo Duce che non perdona e non ha pietà, che ha amato a dispetto di quello che io sono, ed è tuttora amato a dispetto di quello che lui è, non lo spodesteremo a colazione, amico mio.

Non ora. Forse mai più.

2 pensieri su “Non ora.

  1. Anna Colosimo ha detto:

    Mi hai spiazzato……ora,purtroppo non resta che il dolore che andrà elaborato,e nessuno può placare la tua anima ferita e sofferente,solo un semplice messaggio,non farlo durare tanto a lungo,non diventarne schiava.Ti penso.

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