CRONACHE DI POVERI PASSANTI

“Ciao!
Ma lo sai che questa mattina eravamo seduti vicino in treno?
Ti ho cercata per dirti…che sei davvero simpatica quando parli col tuo pc!”

Quando alle 7 di mattina sali su un treno per andare a Milano, ed è la fine di luglio, e ti siedi al tuo posto con gli occhi ancora mezzi chiusi dal sonno, accanto ad un ragazzo che pare stia dormendo beatamente, e poi inizi a smaltire un po di lavoro, non ti immagini che esattamente 12 ore dopo ti arrivi un messaggio del genere.

Specie se quella mattina hai deciso di renderti quanto più anonima possibile in nome della comodità, per affrontare il viaggio e camuffare al meglio lo stress che giornate come quelle ti portano, e hai indossato la più comoda delle tue camicie di lino da uomo e la tua gonna lunga e larga azzurra, che fa chic e non impegna.

E soprattutto: non ti sei truccata.

Dopo una giornata di caldo asfissiante, corse da un cliente all’altro, inglese parlato in 50 sfumature di accenti europei che ad un certo punto non saresti in grado di indovinare nemmeno più dove sta il book, che notoriamente is on the table da che mondo è mondo, un messaggio così alleggerisce tutto.

E ti fa sorridere.

E pensi prima di tutto che la figura di merda è sempre lì, appollaiata come una carogna tra il tuo posto a sedere e quello di chi ti sta accanto mentre lavori.

Poi ti domandi quando la smetterai di chiedere ad alta voce al pc le ragioni dei tuoi personali disagi con le colleghe che toppano le tue richieste, mostrando quel principio di solitudine da numero primo che parla agli oggetti.

E poi ripensi al viaggio.

Nemmeno ti eri accorta di essere osservata, ti sei limitata ad un educato “buona giornata” prima di andar via.

E invece per tutte le 3 ore di quel Roma-Milano qualcuno ti stava vedendo.

Senza guardarti.

– Oh! Ma davvero?? mi spiace averti disturbato!

E da li un pò di chiacchiere su chi sei, dove vai, come mai… fino a:

– Beh buonanotte, sono stanca morta, io crollo!

– Aspetta! Ti cerco una cosa, posso?
… é un disegno di una pagina Instragram che adoro.
Guardalo un attimo, è da questa mattina che lo osservo e mi fa pensare a te.

L’immagine che mi ritrovo sullo schermo del telefono è un disegno fatto con delle matite, sembra quasi quello di un bambino e invece è di un artista a quanto pare molto in gamba.

Esprime con una chiarezza spiazzante la meraviglia dell’incontro tra due mondi, la volontà di tenersi nonostante le evidenti diversità, anzi nonostante l’esatta opposizione di questi due universi.

Il blu che si tuffa nel rosso, il rosso che lo tiene con la mano, entrambi che abbandonano le posizioni più comode e i propri confini pur di toccare l’altro.

– Meravigliosa. Nulla da aggiungere.

Tutto quello in cui credo riassunto in un disegno fatto con 3 colori a pastello: il rosso, il blu e il giallo che illumina i due mondi.

Non è la prima volta che qualcuno mi colpisce così, con semplicità disarma le mie difese e mi sbatte davanti la facilità con cui si possa riconoscere, anche solo in tre ore di viaggio e senza comunicare, alcuni aspetti salienti del mio carattere o del mio modo di vivere la vita e le relazioni.

Ne ho parlato un pó con le mie amiche, già prima di questo viaggio, mi hanno detto che in verità più che una che incontra delle persone estremamente empatiche, forse sono solo una che dovrebbe dare meno confidenza e selezionare di più, ricordandomi più spesso che molti agiscono per luoghi comuni e frasi fatte, solo per ottenere quello che vogliono e poi andare.

Dei passanti, insomma, anche tanto paraculi, a cui dovrei imbruttire invece di chiedere scusa per il disturbo.

Ma io, dai passanti che ho incrociato negli ultimi anni della mia vita, ho imparato un sacco di cose del mondo e di me, e penso che sia più giusto rischiare un processo di beatificazione post mortem e ambire al titolo di Madonna dei Disagiati, che perdersi l’occasione di imparare ancora.

E quindi do spago anche a questo, che effettivamente in pochi passaggi amplia il discorso al racconto delle sensazioni intime che io, in camicia da uomo oversize e gonna con effetto antisesso paragonabile a quello di un paio di gambaletti color carne, sarei stata in grado di provocargli durante il viaggio.

– Poi voglio sapere la tua immagine preferita…
Sento che posso parlare di tutto con te.
E mi sembra che tu capisca le persone.

– Direi che le capisco molto poco visti i recenti sviluppi…

(Ovviamente nella chiacchierata precedente mi ha chiesto dove fosse l’uomo che di sicuro mi era normalmente accanto con spasmodica dedizione e passione inattaccabile, e io ovviamente gli ho risposto in estrema sincerità che l’ho perso. Ci siamo persi. E che cmq per la dedizione e cose simili ci voglia sempre il famoso processo post mortem di cui sopra…ma questa è un’altra storia! )

– A volte capita anche ai migliori!
Con un po di giuste distrazioni vedrai che passa. Io mi candido!
Per lunghe chiacchierate e interessanti link su ig!

Le lunghe chiacchierate sono un altro dei tasti con cui incantarmi.
Ma come può essersene reso conto?…ah già.  Parlavo col pc quando mi ha incontrata. Doh!

Decido di accettare questa candidatura, e chiacchierando iniziamo un giochino.
Appena abbiamo tempo e voglia ci inviamo una nuova foto presa da quel profilo da commentare insieme.

Non sono tutte essenziali come la prima che mi ha inviato, alcune sono molto erotiche, forti.

Ma io non riesco a non vederci la bellezza artistica di un sentimento espresso in un atto fisico e sintetizzato in linee e colori.

– A proposito Oriana, non mi hai più fatto vedere la tua preferita su quel profilo…

Gli invio il disegno che mi era rimasto più impresso al primo sguardo dato a quell’account.

Particolare perché accurato. I colori perfettamente mixati, le linee colorate che si affiancano con eleganza, a volte roteando su se stesse, e vanno a delineare un meraviglioso universo segreto con tanto di palazzo reale custode di tesori inestimabili.

– Spiegami perchè ti piace.

– Perché riproduce esattamente la maestosità del mondo parallelo che solo
l’incastro perfetto tra due corpi che si amano può creare. Ha del fiabesco.

E ad ogni immagine, ad ogni commento, ti accorgi che non c’è bisogno di starsi accanto per capirsi, che trovati gli argomenti giusti tutto il resto si costruisce attorno da sé.

– …hai un modo di raccontare le tue visioni molto suggestivo Oriana.
Ed efficace.
Mi sa  che siamo sulla stessa linea d’onda…
Ed infatti ho sentito subito che avevamo qualcosa da dirci.

– Ed infatti mi pare che ci stiamo dicendo tanto.
Ma non chiedermi la ricetta del  limoncello di mia madre. Quella è segreta.

Mi manda un faccino che ride, ma la frase non è casuale.

Perchè ci sono cose di cui non ho problemi a parlare con chiunque, e anzi mi fa bene ricordare che esistono.

Commentare immagini che mi ricordano favole che ho vissuto non mi pesa più.

Ripensare a scarpette (o forse dovrei dire infradito…) che ho perso scappando da piccoli castelli incantati che nessun principe ha mai più riportato al mio caminetto mentre ripulivo e ripulisco tuttora le ceneri di tutto quello che è andate in fumo.

Risentirmi in boschi colorati di ogni sfumatura di verde in cui ho riposato e mi sono divertita con il lupo cattivo, mangiando le focaccine della nonna annaffiate di prosecco con vista su un mare cristallino.

Rivivere quei luoghi segreti nascosti dentro certi abbracci che mai più rivedrò.

Fa ancora male ma posso farlo, e di quello che penso io, di quello che mi colpisce e che desidererei puoi chiedermi, amo rispondere a chi è curioso di sapere di me.

Ma non chiedermi chi ci vedo dentro quei disegni, in quei castelli, in quelle scene così intime e insieme romantiche.

Certi segreti è meglio tacerli anche a me stessa ormai.
Come le ricette dei liquori della mia mamma.
Gli stati di ebrezza fatta in casa sono alchimie da condividere con pochi indimenticabili eletti.

Cin cin…

DISCLAIMER E CREDITS:

Le immagini di cui vi ho parlato sono raccolte nel sito e nell’account IG di Alphachanneling e potrebbero urtare la vostra sensibilità.
Ad alcuni potranno sembrare immagini forti.
Per me è stato come ritrovare vecchie foto mai scattate del mio amore perduto.
E purtroppo, a volte, il dolore del ricordo può essere più forte della felicità del ritrovamento.
Ma mai smettere di crederci. Mai.
La felicità torna. Sempre.

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