Torno subito

Javed, il venditore ambulante pakistano dal quale ogni estate acquistiamo chili di argento e pietre di rara bellezza ma dubbio valore, anche oggi è passato al nostro ombrellone e come prima cosa mi ha chiesto: “Bimba dov’è?!”

Bimba è Anna, mia figlia.
Tutti gli anni prova a convincerla a partire con lui per il Pakistan, lei non sa nemmeno dove si trovi il Pakistan, ma puntualmente ci guadagna un anellino o un braccialetto con la promessa che ci penserà.

“Bimba non c’è Javed, è partita col papà…”

Ad agosto, ma già da metà giugno e fino a metà settembre, si consuma infatti questo mini dramma in 4 puntate che appassiona le nostre estati da famiglia con genitori scompaiati.

Quindici giorni con me e quindici giorni con il papà, e ogni puntata della serie è caratterizzata da una puntata pilota, che dura generalmente i 2 giorni prima del distacco, normalmente dopo almeno una settimana di discussioni quotidiane e polemiche ovviamente inutili.

Due giorni in cui Anna mi si attacca alla vita, al collo e ovunque riesca ad ancorare le sue braccine ossute, e inizia a visualizzare tutte le disgrazie del suo mondo per poi proiettarle nei giorni successivi.

– E se ti senti male e sei sola?
– E se ti voglio chiamare e tu non sei raggiungibile?
– E quando ti rivedo ora?

Poi dopo averla tranquillizzata sul fatto che nessuno morirà in sua assenza, e nell’eventualità vale sempre il detto ‘chi muore giace e chi vive si dà pace’, e che se non rispondo ai suoi messaggi è perché deve esserci stato un problema con le linee o proprio non posso ma lo farò appena possibile, arriva il giorno che papà passa a prenderla.

E inizia il puntatone!
Regia? Sigla!!!

Ma quindi tra poco vado via?”
“Si amore, ma vai con papà! Non lo vedi da giorni, non sei felice?!”
“Mah… Si… Ma io ora con chi litigo?!”
“Ma perché devi litigare?!”
“Ma che domande mamma! Perché si, perché sono un’adolescente, devo litigare, e devo farlo con te!”
“Non ho capito chi ti abbia dato questa informazione. Ma ok, facciamo finta che è una pausa dalle litigate per trovare nuovi spunti! E comunque se hai bisogno di tenerti allenata approfitta pure di tuo padre eh! Io non mi offrendo!!!”

Ed ecco la scena madre. Regia, datele la 1!

“Ma tu che ne sai delle volte che piango di nascosto dopo che abbiamo parlato al telefono e ti ho detto che va tutto bene! E non va bene niente invece perché tu non ci sei, e manchi, e io faccio cose che vorrei fare con te… E invece non ci sei! E mi chiedo perché non hai fatto il sacrificio di restare con papà anche se non ti piaceva più, per far felice me!!!”

“Anna, quando io e papà ci siamo separati è stato anche per far felice te o, se non altro, vedere un po’ meno triste te. Te, che la sera non sapevi se dormire nel lettone con papà o in cameretta tua con me. Te, che un giorno mi hai detto che se non si decideva papà ad andar via avremmo dovuto farlo noi. Te, che la sera volevi leggere le favole con me e poi mi dicevi di non preoccuparmi, che avremmo trovato un principe anche per me, magari con una sorellina così tu poi non avresti dormito sola … “

“Eh. Ho cambiato idea…O forse no…Vabe, almeno adesso non litigate più in silenzio… Allora vado dai.”

“Ma si! Infatti! Adesso io e papà andiamo anche d’accordo! E poi tanto torni presto, il tempo volerà come al solito…”

Questa mattina avevamo anche l’aggravante del ciclo poi.
Anna, che al suo primo mese da “signorina” sembrava la protagonista dello spot anni 90 di quella famosa marca di assorbenti, che si lanciava dall’aereo e faceva le capriole in aria, con dei grandi sorrisoni e senza il minimo dolore, oggi invece aveva anche mal di pancia…

“I baci della mamma sono curativi! Lo dice la scienza, l’ho letto da qualche parte!! Dovrei restare con te finché non passa!”

“Allora te ne do tanti ora così ne fai scorta per tutta la vacanza!”

“Mh…Vedremo, ma vedi di rispondermi quando ti chiamo. Subito-capito-mamma!”

“Sine!”

Sul finale di stagione, invece, ci aggiungiamo i timori della scuola che ricomincia.

Quest’anno iniziamo le medie, e iniziamo con la gita di più giorni.
Iniziamo, plurale, perché in gita vorrebbe portare anche me…

“Ma perché poi senza telefonino?! Non puoi farti eleggere rappresentante di classe così vieni pure tu?! …e se mi manchi?”

Intanto da sta mattina sono io che mi giro ad ogni “Mamma!” che sento sulla spiaggia.

Perchè quando se ne va, anche solo per un week end, mi lascia sempre con la sensazione del debito.

Cioè, io se ho un conto in sospeso con qualcuno, anche se per ragioni che non dipendono da me, non dormo bene.
Faccio eccezione solo per il comune di Roma e l’Agenzia delle Entrate.
E così quando lei parte, mi ritornano in mente le cose che mi aveva chiesto quando era con me e alle quali ho detto di no per principio, per educazione, per svogliatezza anche.

E tornano in mente sempre la sera, mentre mi addormento sola, senza lei accanto che mi costringe all’ennesima puntata delle repliche serali di ‘fatto in casa con Benedetta’ …
E penso che sono rimasta in debito con lei e mi ripeto, anche io, la stessa cosa che dico sempre a lei, anche se non è vero: vabe tanto torna presto.

E non è vero perché il tempo non passa mai senza di lei, ‘presto’ è solo un’approssimazione per difetto di un momento di dimenticanza forzata che pare non finisca mai.

E quindi forse il dramma, alla fine, è più mio che suo.

E infatti nel frattempo lei oggi é arrivata a destinazione e nonostante tutto, nonostante le mie raccomandazioni, non mi ha chiamata per informarmi che il viaggio è andato bene.

Ma io non l’ho disturbata perché voglio che impari che saper stare senza mamma vuol dire crescere.
Che partire, in generale nella vita, è fondamentale.
E tornare è meraviglioso.

“… E comunque niente, Javed, mi dispiace, ma per il Pakistan anche quest’anno sembra proprio che la risposta sia no!”

POST SCRIPTUM

Anche i figli di coppie separate possono essere felici, anche con genitori imperfetti, anche quando per egoismo dimenticano cosa hanno patito mentre i genitori arrivavano alla decisione di separarsi, e chiedono un riavvicinamento.
E solo che Anna, come tanti altri figli di separati, imparerà più velocemente (mi auguro!) che la felicità non è avere tutto ciò che si vuole, ma apprezzare e stare bene con tutto ciò che si ha.
Che nel caso di mia figlia è rappresentato innanzitutto da due genitori che la amano al di sopra di ogni altra cosa e che si aiutano e si rispettano anche e soprattutto in nome della sua serenità.

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