Non è vero, ma ci credo.

”C’è una lista parziale di sostanze che produce il nostro corpo quando ci innamoriamo.
La pea è una forma naturale di anfetamine che ci mette in stato di massima allerta.
I feromoni prodotti dalla pea creano un inspiegabile senso di benessere e comfort.

L’ossitocinia è stata definita l’ormone delle coccole stimola la secrezione di dopamina, estrogeni e lhrh.

Questa cascata di benessere e neurotrasmettitori generalmente va di pari passo con la poca lucidità… Non per niente si dice innamorati pazzi.

Quando siamo innamorati la corteccia prefrontale, dove nascono le decisioni più sagge e razionali, vai in modalità sonno.
E l’amigdala, che attiva le reazioni di difesa alle minacce, si dà malata il che ci rende molto più inclini a correre i rischi.

E abbandonati, senza le nostre difese neurologiche, potremo ritrovarci in luoghi pericolosi e imprevisti dove normalmente non avremo mai sognato di andare…”

Non so quanto sia fondata scientificamente, ma ho trovato emozionante questa descrizione dell’innamoramento.

Sarebbe meraviglioso se si riuscisse a vivere di questo status di grazia tanto a lungo da non volerne mai più fare a meno, da imparare a reagire a tutte le altre parti del cervello e del corpo che invece, ad un certo punto, inspiegabilmente, ti suggeriscono con fare convincente di smetterla con questa frivolezza chimica, svegliare la corteccia prefrontale, e somministrare del paracetamolo all’amigdala.

Questo accade, nella maggior parte dei casi, quando smettiamo di volere qualcuno che sia con noi e pretendiamo qualcuno che sia per noi.

Quando associamo ad altri la capacità di produrre tutte quelle sostanze che ci fanno essere felici, ma trascuriamo il fatto che la percezione del benessere debba essere reciproca.

Perchè solo quando accade che ormoni, neurotrasmettitori e parti del cervello si attivino o si spengano in entrambe le persone coinvolte, allora l’effetto dell’innamoramento può durare.

E questo non richiede onnipresenza, ma preminenza.
Non richiede imprescindibilità, ma necessità.
Non obbligatorierà, ma priorità.

Perchè le priorità sono preferenze, le necessità un bisogno, la preminenza un privilegio.

Ed è tutto nelle mani di chi si sceglie.
Ed è bello essere la scelta.
Perchè si sceglie dopo aver capito, valutato pro e contro, ponderato, definito.
Ed è bello essere punto di ritorno, perché si torna sempre dove si è stati bene.

Insomma, se senza nemmeno accorgercene possiamo interrompere le funzioni normali di alcune parti e meccanismi del nostro corpo a favore di un’attività del tutto nuova, generata da un elemento esogeno, allora, con qualche piccola accortezza, e ovviamente finché questo elemento esogeno rimane presente, possiamo anche concentrarci solo sul nostro benessere e imparare a convivere con questa meravigliosa alterazione fisica.

Un po’ come quando Troisi confida a Neruda di essersi innamorato, e il poeta gli risponde: ‘Non è grave, c’è rimedio!’
Ma Troisi, stranito e convinto più che mai, gli controbatte: ‘No! Ma che rimedio don Pablo! Io voglio stare malato!’

Dagli torto.

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