E però…

Anni fa ho avuto un problema strano: all’improvviso cadevo all’indietro, restando cosciente ma perdendo totalmente il controllo del mio corpo.

Mi accorgevo di essere caduta solo quando mi trovavo a terra e tentavo immediate e buffe manovre per rialzarmi ma spesso era peggio di prima, mi girava la testa e ci mettevo qualche minuto a rimettermi su, a tornare stabile.

Interpellati svariati medici, la colpa se la presero a turno molte cose, persino il ciucciotto a ciliegia per abuso del quale, a quanto pare, non appoggerei a dovere la lingua sul palato destabilizzando le comunicazioni celebrali.  Vabè, una cosa più complessa che io adesso avrò detto di sicuro male, ma in grandi linee sembrava ci fossero prove scientifiche riguardo all’ipotesi che io non sappia tenere la lingua a posto. Che assurdità.

Non era labirintite, non era psicosomatico, o almeno non sembrava esserlo. Non era il cuore e non era la pressione, dissero gli holter.

Non rimasero che i neurologi, i più simpatici, che supposero di tutto, persino il celeberrimo furto della succlavia.

La succlavia, che detta così sembra una diramazione della tangenziale vicina alla sopraelevata, invece è un’arteria che in casi rari, non ho ben capito se subisce o lei stessa commette reato di scippo di flussi sanguigni con conseguente sensazione di mancamento. Ma non era, tutti componenti onesti in questo corpo, pure le arterie. E d’altra parte come aspettarsi il contrario da me!

Un altro neurologo un giorno mi disse che molto probabilmente avevo una paralisi celebrale in atto, che avrei dovuto fare al più presto esami di ogni tipo. Quello successivo (a cui mi rivolsi questa volta saltando gli esami, perché non ce l’avevo la paralisi celebrale in atto…ma dai! Ero operativa, solo il braccio destro un po’ meno reattivo..) mi disse che era di certo tutto a causa di un ritardo motorio, che dovevamo fare le prove con le scariche elettriche e cose simili per avere la certezza e capire le cause. Tutte cose che io feci, senza nessuna evidenza.

Per arrivare al terzo neurologo che mi chiese: mi scusi, ma lei è mancina?

-…si.

Risposi seccata, pensando già che avrebbe dato la colpa ai miei che non mi avevano corretta…

– Ma allora è chiaro, ma quale ritardo! Non è il destro ad essere lento, ma il sinistro ad essere più veloce! Vada serena lei sta bene. E comunque, se cade non dipende da questo.

E fu così che candidamente, in un attimo, quell’uomo aveva trasformato il problema quasi in un super potere.

Il modo in cui chi ci guarda ci osserva o ci fa vedere le cose, ne può cambiare totalmente il senso.

Nei casi più fortunati, le migliora.

Ho pensato a come si compia questa magia, l’incantesimo del miglioramento di una situazione a tratti drammatici, e ho dedotto che in generale riescono in questo intento quelli che si fanno delle domande, che ne hanno il coraggio.

Così facendo capita spesso che si scopra che dietro un difetto ci può essere un pregio. O viceversa.

E che questi due estremi convivono e si fondono, anche quando ci rifiutiamo di riconoscerli nella loro complementarietà, anche quando ci convinciamo che quello che vediamo noi (che poi normalmente è sempre quello ci serve vedere) sia prevalente e sufficiente.

E invece, citando una che ne sa più di me, “dentro c’è questo e c’è quello, c’è il superpotere e il difetto, c’è il bello e il brutto insomma”.

L’uno non esclude l’altro ed è chiaro come l’incontro tra le due parti, il quadro dei due o più lati visti e non visti che si rivelano tutti insieme, generi questioni, le famose domande che spesso da soli non riusciamo a farci, né su noi stessi né sugli altri, per facilità, per pigrizia, per autosalvaguardia.

Ma è qui che, se non si affronta il colpo d’occhio dell’immagine di insieme, o non arriva qualcuno, come nel mio caso, che fortunatamente certi dubbi se li fa venire anche per noi, si rischia di perdersi o di farsi travolgere.

E non lo auguro a nessuno.

Intanto, io non seppi mai perché cadessi all’indietro, ma smisi di trovarmi improvvisamente lunga a terra quando seppi di aspettare Anna.

Esistono anche casi in cui non serve farsi le domande e le risposte arrivano da sole.

Ma per quel che ho capito io, quasi sempre le risposte sono sin dal principio dentro di noi.
(…e che nessuno citi Guzzanti, eh! 😉 )

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