8 maggio

A cercare tua madre.
Io questo ti ho immaginato fare come prima cosa il giorno in cui hai lasciato questa dimensione umana per estenderti al tutto.
Ti ho pensato finalmente un po’ felice mentre tornavi a lei, alla donna che ti ha dato la vita, alla donna che ti ha reso essenza e materia, a lei che ti ha voluto bene e ti ha voluto male, all’indiscutibile radice che mai si stacca, quella che da la forza ai rami, il verde alle foglie il rigoglio ai fiori.
Ho pensato, papà, che mentre ci guardavi tutti soffrire per questa tua per noi inconcepibile ma da sempre ovvia mutazione, ti chiedessi come mai non capissimo quanto tutto fosse naturale e forse giusto. Che anche tu tornassi all’abbraccio che rincuora e al bacio che tutto guarisce.

Ti ho pianto tanto papà, ti piango anche ora, perché tu mi hai reso autonoma contrariamente a quelle che forse erano le tue intenzioni, quando mi hai contraddetta e costretta a lottare per andare a studiare fuori, mi hai aiutata ed esercitare la pazienza quando il mio matrimonio andava a rotoli e mi hai insegnato la tenacia ed il rispetto se la mia carriera non andava come volevo.

Mamma invece è stata sempre lì a difendermi, anche quando non me lo meritavo, anche quando ero antipatica e solo con lei, perché tu eri il mio eroe pendolare, che a cavallo della sua Giulietta marrone portava alla sua principessina le caramelle nella scatola di latta dell’Autogrill e i taralli di Castellammare…
Mamma intanto mi ha sopportata.

E quando all’inizio dell’università non riuscivo a fare gli esami, me lo ricordo come se fosse ieri, tu mi volevi proteggere, mi avevi visto ingrassata, sola, indifesa e mi volevi riportare a casa, far trasferire a Salerno.
E lei invece disse: “Ma che, ci arrendiamo al primo ostacolo? Oriana finisce l’anno qui e poi si vede!”
E ve ne andaste, io rimasi così colpita da tutta questa fiducia… E recuperai tutto l’anno nei sei mesi successivi, e poi mi sono laureata con una sessione di anticipo.

In questi ultimi mesi, che sto vivendo da madre di un’adolescente, penso a lei come ad una martire!
Quante me ne potevo risparmiare!!
E come lei comunque sapeva come prendermi… Te lo ricordi, quella volta quando voi due siete usciti e noi giocando a basket abbiamo spaccato il lampadario della cucina ma vi abbiamo detto che era caduto, aveva ceduto un filo?

… E mamma che aveva capito che era una bugia venne da me e bluffando mi disse: ‘guarda che i tuoi fratelli mi hanno detto tutto..’

E io subito: ‘ma non sono stata io però, non ci arrivo al lampadario sono stati loro due!….’
Ahahaha! Rido anche ora se ci penso, quanto mi infastidiva quando si arrabbiava, perché non le succedeva mai o almeno così credevo.

Nella mia testa lei era fatta per essere felice, che la sua felicità era poi tutta per noi e alimentava la nostra.
Ed è stato sempre così, ci ha sempre infuso tutta la forza e la gioia di vivere anche quando non era proprio tutto rose e fiori.
Perché lei è la prova che è proprio vero quando si dice che una mamma campa cento figli ma cento figli non campano una mamma.

La sera prima che tu ti trasformassi in un altro tipo di presenza, lei ci ha guardati tutti e ci ha detto: “ué, noi dobbiamo essere forti”.
Non ci credeva nemmeno lei, ma io le ho creduto e le ho obbedito.
Mentre lei perdeva l’unico amore della sua vita io non sapevo fare altro che provare per una volta a fare la brava figlia.
Invece lei è stata lì con me, in tutti gli amori che ho perso io, essendo ben oltre che una brava madre, lei è stata ed è tuttora un cuore a forma di persona.

Insomma… vi eravate proprio trovati!

Quando è nata Anna la prima cosa che le ho detto è stata che non sarei mai diventata una mamma brava quanto lei, e lei mi ha risposto: “sarai anche migliore”.
Io le ho creduto e le sto obbedendo anche sta volta, ci provo.
Ma lo saprò solo tra una trentina di anni, se ci sarò riuscita, e magari Anna scriverà di me, parlerà inaspettatamente di queste giornate difficili come di momenti in cui ‘per fortuna che c’era mamma!’…

Mi manchi tanto papà, un giorno scriverò della corretta sintassi per descrivere la morte, di tutte le parole che cerco e metto in fila per spiegami che non è la fine di niente, che è solo un vuoto non un’assenza, e così sentirmi un po’ meglio.

Ma forse se ci riesco è proprio per questo.
Perché, per fortuna, c’è mamma con me.

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